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Questa non è una raccolta di poesie, bensì una collezione di passi e riflessioni malinconiche, un assortimento di cose non dette, incubate e incrudelite nel pozzo della memoria. Ma è anche una coraggiosa esternazione e temeraria confessione, un tentativo di dar forma a un certo tipo di dolore e di "ovattare" ferite che si ostinano a sanguinare. Dai primissimi componimenti agli ultimi pensieri sparsi, la scrittrice scioglie gli intrecci delle sue tempeste amorose e familiari, slegando quei nodi di malessere emotivo che, nonostante tutto, hanno intessuto le trame della sua esistenza e dato corpo alla presente, umanissima, silloge.